DOMENICA DI PASQUA - Rito de "S' Incontru"

Fra le tradizioni sarde legate alla Settimana Santa, ha mostrato maggiore vitalità e risulta ancora conservata in quasi tutti i centri dell’isola quella detta de s’Incontru.
“L’incontro” per antonomasia, quello che, secondo i vangeli apocrifi, sarebbe avvenuto subito dopo la sua resurrezione tra Gesù e la Vergine Maria. I testi canonici designano come prima testimone dell’evento centrale del cristianesimo una semplice discepola, Maria Maddalena.
La pietà dei primi fedeli, però, evidentemente non poteva ammettere che un figlio avesse riservato la primizia di una simile gioia ad altri che alla propria madre: di qui la correzione in un certo qual senso apportata alle narrazioni evangeliche ufficiali.
Ecco quanto ad esempio ne scriveva nei suoi Ejercicios espirituales (1548) Sant’Ignazio di Loyola, facendosi portavoce di una pia convinzione che, in ambito cattolico, era universalmente condivisa: «Della Risurrezione di Cristo nostro Signore e della sua prima apparizione. Apparve alla Vergine Maria; il che, sebbene non si dica nella Scrittura, si ritiene comunque per detto, dicendosi che apparve a tanti altri; poiché la Scrittura suppone che abbiamo intelletto, come sta scritto: “Siete anche voi senza intelletto?”».
Protagonisti della rievocazione drammatica sono due simulacri caratterizzati da un’iconografia molto precisa.
Quello di Gesù Risorto lo rappresenta seminudo, coperto solo da un lenzuolo funebre drappeggiato in ampie volute rigonfie, che suggeriscono lo sconvolgimento fisico degli elementi al momento della resurrezione: un’espressione di serena grandezza è il segno della vittoria del Cristo sulla morte, ribadita anche dal vessillo crocesignato da lui stretto nella mano destra.
La Madonna invece, se fino al giorno prima era stata rappresentata in gramaglie e con il volto solcato dalle lacrime, le mani intrecciate l’una nell’altra in un gesto convulso di dolore, ora appare vestita di bianco, ornata di una preziosa corona, il volto che esprime una gioia piena di stupore e le braccia spalancate nell’atto di chi si accinge a stringere al proprio seno il Figlio ritrovato.
La suggestiva cerimonia, a Cagliari, viene celebrata per ben tre volte con minimi scarti di orario, a cura delle tre parrocchie storiche di Marina, Stampace e Villanova.
Quest’ultima è quella che solitamente vede il maggiore afflusso di fedeli.
Alle 10,30 della Domenica di Pasqua le statue di Gesù Risorto e della Vergine Gloriosa, uscite rispettivamente dalla parrocchiale di San Giacomo e dall’oratorio del Santo Cristo a Villanova portate a spalla dai confratelli del Santo Cristo, si incontrano alla metà di via Garibaldi.
Appena giunte l’una presso l’altra, alla statua del Figlio, secondo l’antico cerimoniale di corte spagnolo, vengono fatti compiere tre inchini o riverenze che la statua della Madre ricambia subito dopo. Quindi, affiancati, i due simulacri vengono portati a San Giacomo, per la celebrazione della solenne messa cantata.

"s'Incontru"  dell'Arciconfraternita del SS. Crocifisso a Villanova


Con circa mezz’ora di anticipo, sull’opposto crinale del colle di Castello, la stessa cerimonia viene celebrata dalla parrocchia di Sant’Anna a Stampace. Alle 10 la Gloriosa, trasportata dalla Congregazione degli Artieri, esce dalla chiesa di Sant’Anna velata di nero; contemporaneamente il Risorto lascia la chiesa di Sant’Efisio in spalla ai confratelli del Gonfalone. L’incontro avviene nel corso Vittorio Emanuele all’altezza del punto in cui, un tempo, sorgeva la chiesa di San Francesco, antico teatro di tutte le cerimonie della Settimana santa del quartiere di Stampace. Qui la Madonna smette il velo nero e cinge una corona imperiale d’argento, in segno di giubilo. Fatte le solite riverenze e posti fianco a fianco, i due simulacri marciano quindi verso la parrocchiale di Sant’Anna.

"s'Incontru" della Congregazione degli Artieri a Stampace


La mattinata di Pasqua, seguendo un analogo cerimoniale, termina con "s’Incontru" della parrocchia di Sant’Eulalia alla Marina. Il Risorto è trasportato da volontari in saio nero, figura degli antichi confratelli dell’Orazione e della Morte che avevano sede nella chiesa del Santo Sepolcro; la Gloriosa da altri in sacco bianco con mantellina rossa, veste degli antichi confratelli del Sangue di Cristo della chiesa di Santa Lucia. Punto d’incontro dei due simulacri è la Via Roma, di fronte alla chiesa di San Francesco di Paola. Espletato il cerimoniale del saluto e imboccata la via Napoli, i due simulacri vengono quindi condotti a Sant’Eulalia dove verrà celebrata la messa solenne di mezzogiorno.

- Testo tratto da "Misterius - La Settimana Santa a Cagliari" di Mauro Dadea e Mario Lastretti.
- Foto tratte dal gruppo di Facebook "Settimana Santa Cagliari / Arciconfraternita del Santissimo Crocifisso".