VENERDI' SANTO - Processione Arciconfraternita della Solitudine

La cerimonia in assoluto più amata, nell’odierna Settimana Santa cagliaritana, è il solenne trasporto del Cristo crocifisso dalla chiesa di San Giovanni Battista a Villanova verso la cattedrale, in Castello, effettuato nel primo pomeriggio del Venerdì Santo. Solitamente, fin dalle prime ore del giorno, un folto gruppo di donne rimane in attesa, fuori dal portone, per assicurarsi il privilegio di contribuire al trasporto del pesantissimo simulacro.
È la rivisitazione di un’antica azione drammatica chiamata “innalzamento della croce”, in origine il tragitto di pochi metri fatto compiere al legno dopo la crocifissione, per essere piantato nel punto prestabilito.
Essa, nel corso del tempo, ha poi finito per confondersi con il viaggio al Calvario, prolungandosi perciò fino ad oltre un chilometro di erta salita.
La processione, appannaggio dell’Arciconfraternita della Solitudine, prende avvio da San Giovanni alle ore 13. Il corteo è strutturato come quello che in antico provvedeva ad accompagnare al patibolo i condannati a morte. Due tamburini, in testa, suonano una marcia funebre, seguiti da altrettanti stendardi neri sui quali sono dipinti tutti i simboli della passione di Cristo. I confratelli provvedono anche al trasporto di quattro ornatissimi fanali in argento sbalzato che inquadrano, al centro della strada, le due croci “di penitenza” dei confratelli e delle consorelle.
Le due file parallele di queste ultime, vestite completamente di nero e con il volto velato, accentuano l’atmosfera luttuosa del rito. Come in occasione dei funerali, ciascuna porta in mano una candela accesa.
La loro duplice schiera scura sembra quasi voler fare da contrasto alla statua colossale del Crocifisso, trasportata da decine e decine di fedeli che le si assiepano attorno con le mani tese, cercando di toccarla.


In segno di venerazione i confratelli tendono sopra di essa un ampio baldacchino: di colore bianco e ornato di simboli eucaristici però, non a lutto, a significare che la morte di Cristo deve considerarsi un dono per la vita, nella speranza della resurrezione. Viene quindi il simulacro della Madonna addolorata, ai cui piedi due bambini in costume impersonano l’apostolo San Giovanni e Maria Maddalena: sono quanto rimane delle sacre rappresentazioni medievali impersonate da attori, la cui possibile carica eversiva, agli occhi dell’autorità ecclesiastica, venne stemperata e alla fine neutralizzata nell’innocenza dei fanciulli.
Un tempo facevano parte delle processioni anche altri personaggi in costume chiamati "varones", che rappresentavano Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo, ma da tempo le loro figure sono state soppresse.
Chiude il corteo la folta massa dei cantori in saio bianco, che ad ogni tappa intona una serie di lugubri e struggenti inni ai patimenti di Cristo e di Maria, in lingua italiana, quasi tutti settecenteschi e di matrice colta. Dopo aver raccolto al suo passaggio centinaia di persone, in corrispondenza all’ora della morte di Gesù secondo i vangeli, le 15, il crocifisso fa il suo ingresso solenne in cattedrale. Dal 2007 è stata ripresa la cerimonia del suo innalzamento, sopra il presbiterio, interrotta da tempo ormai immemorabile. Ricevuta l’adorazione e il bacio di tutti i presenti, il simulacro viene quindi calato e deposto al centro del transetto settentrionale, dove rimane in venerazione fino al giorno successivo. Subito dopo l’Addolorata, con tutta la confraternita, fa ritorno a San Giovanni.




- Testo tratto da "Misterius - La Settimana Santa a Cagliari" di Mauro Dadea e Mario Lastretti.
- Foto a cura di Cristiano Cani.