VENERDI' DI PASSIONE - Processione dei Santi Misteri di Villanova

Si ignora perchè l’Arciconfraternita del Santo Cristo dia vita al corteo dei Misteri proprio nel Venerdì di Passione.
Il motivo, comunque, viene probabilmente suggerito dal contratto di affidamento delle statue, stipulato tra Giuseppe Antonio Lonis e l’arciconfraternita il 31 agosto 1758 (ASC, ANL , vol. 2447, cc. 99r-100v).
L’artista si impegnava a consegnare i propri lavori perfettamente compiuti entro il 4 febbraio del successivo 1759, affinché la confraternita se ne potesse servire «para las processiones de la Via Crucis, que la misma archiconfraternidad acostumbra hazer cada quaresma en la iglesia de Santa Rosalea de PP. Observantes (…) el primer viernes de quaresma (…) y en los consecutivos».
I Misteri sono sette statue lignee, realizzate nel 1758 dallo scultore sardo Giuseppe Antonio Lonis. Rappresentano i principali momenti della passione di Gesù e nello specifico l’Agonia nell’orto, la Cattura, la Flagellazione, la Coronazione di spine, il Viaggio al Calvario e la Crocifissione. A seguire la Madonna Addolorata.
A metà del Settecento, quindi, la processione dei Misteri veniva effettuata in ciascun venerdì di quaresima, giorno commemorativo della morte di Gesù. Forse perchè troppo gravoso, poi, l’impegno sarebbe stato concentrato all’ultimo venerdì precedente quello della Settimana santa, in cui la confraternita era comunque impegnata ad animare la cerimonia de “su Scravamentu”.
In virtù di un patto di reciproca assistenza e collaborazione, chiamato “delle corrispondenze”, al faticoso corteo organizzato dall’Arciconfraternita del Santo Cristo partecipano oggi anche l’Arciconfraternita della Solitudine, insediata nella chiesa di San Giovanni Battista, sempre a Villanova, quella del Gonfalone, titolare della chiesa di Sant’Efisio e la Congregazione degli Artieri della chiesa di San Michele, entrambe a Stampace.
Il tragitto dei Misteri si snoda per le strade dei più antichi quartieri di Cagliari toccando progressivamente sette chiese. In ciascuna entra uno di essi, secondo l’ordine cronologico della passione, per una visita al Santissimo accompagnata da una breve meditazione e il canto di un inno. Il simulacro viene sempre accompagnato all’interno dell’edificio sacro da quello dell’Addolorata, mentre gli altri sostano all’esterno consentendo ai portatori qualche minuto di riposo.
Il corteo, che prende avvio dall’oratorio del Santo Cristo alle ore 16, è aperto da “s’andadori” (il messo) della confraternita titolare, preceduto da uno o più tamburini. Segue, affiancata da due portatori di fanale, la “croce dei misteri” o “degli attrezzi”, in origine lugubre insegna delle compagnie di penitenti o di flagellanti.
Vengono quindi i vari gruppi statuari, che i confratelli si caricano a spalla montati su speciali portantine.


Tra il Cristo caduto sotto la croce e il Cristo crocifisso coperto da un piccolo baldacchino viola, trova posto la grande croce nuda in legno dipinto di nero de “s’Incravamentu”, portata per penitenza da un devoto che impersona il Cireneo.


A seguire le consorelle, che procedono ai lati della strada in due file parallele, portando ciascuna una candela.
Il loro corteo è aperto da un’altra croce dei misteri o “di penitenza”, più semplice, ornata da puntali dorati scolpiti in legno secondo forme barocche.
Infine un ultimo drappello di confratelli, guidato personalmente dal priore, chiude il corteo con la statua della Madonna Addolorata. Un’unica spada d’argento le trafigge il cuore.


Le varie tappe della processione sono scandite dalle folte “masse” (gruppi) di cantori facenti capo all’arciconfraternita, suddivisi per tipologia vocale, che intonano lugubri cori adatti alla circostanza.
L’itinerario, di anno in anno, è suscettibile di piccole variazioni. In genere però, passando per via Piccioni e via San Giovanni, esso raggiunge dapprima la chiesa dedicata al Battista. Di qui, lungo la stessa via San Giovanni, si immette nella piazza Costituzione, piazza Martiri e via Manno, per scendere fino alla chiesa delle
monache Cappuccine. Passando per via Cima, via Manno, piazza Yenne e via Azuni, viene quindi raggiunta la parrocchiale di Sant’Anna. Toccata la vicina chiesa di Sant’Efisio, riattraversata la piazza Yenne e infilata a ritroso la via Manno, entra nella chiesa di Sant’Antonio Abate. Risalito fino a piazza Costituzione, imbocca la via Garibaldi che viene percorsa fino al portico Romero. Lungo via San Domenico raggiunge la chiesa omonima, per poi tornare indietro fino alla parrocchiale di San Giacomo.
Secondo la citata testimonianza dell’Angius, nel Venerdì di Passione la stessa cerimonia veniva celebrata anche da altre due confraternite negli altri principali quartieri di Cagliari, Stampace e Marina. Nel primo caso gli inventari di sacrestia testimoniano che, effettivamente, l’Arciconfraternita del Gonfalone ancora a metà Ottocento possedeva anch’essa una serie dei Misteri, di cui non si conserva più alcuna traccia. Almeno per il momento, invece, niente è dato sapere riguardo al quartiere della Marina.
Il contratto del 1758, stipulato tra l’Arciconfraternita del Santo Cristo di Cagliari e lo scultore Giuseppe Antonio Lonis, arrivava a specificare perfino che «las expreciones» dei volti sarebbero dovute corrispondere «a cadauno de los dichos siete Misterios o passos de la Passion».
Mysterios o pasos, significativamente, sono gli stessi nomi con cui questi gruppi statuari risultano tuttora chiamati in Spagna, da dove il loro uso fu poi importato in Sardegna. Entrambi i termini, in genere ormai non più compresi nel loro significato etimologico, riportano all’origine di questa particolare devozione che si colloca in età tardomedievale.
Per quanto riguarda il momento in cui la processione dei Misteri fu impiantata anche in Sardegna, esso parrebbe doversi considerare relativamente tardivo.
Il più antico elemento di un simile gruppo di sculture, nell’isola, risulta infatti essere un Cristo flagellato della chiesa di San Francesco ad Alghero, di un tale verismo, nella sua raccapricciante scarnificazione, da essere conosciuto con il popolare nomignolo di Rosegat (il “Rosicchiato”). Comunemente viene datato alla prima metà del Seicento e ritenuto di provenienza catalana.
Relativamente a Cagliari, poi, la prima notizia della devota consuetudine si ha nel lascito stabilito da Francesco Angelo Dessì, nel 1670, per il suo impianto nella chiesa di Santa Croce in Castello, antico collegio dei padri Gesuiti, da cui nel 1795 essa fu quindi trasferita in quella di San Michele a Stampace che ne è tuttora la sede.

- Testo tratto da "Misterius - La Settimana Santa a Cagliari" di Mauro Dadea e Mario Lastretti.
- Foto tratte dal gruppo di Facebook "Settimana Santa Cagliari / Arciconfraternita del Santissimo Crocifisso".